domenica 17 maggio 2015

L’effetto delle Proteine della Carne sul Comportamento Umano

Moltissimi sono gli animali che forniscono all’uomo le proteine della loro carne a scopo alimentare. Tali proteine creano indubbiamente nell’uomo aggressività, violenza, odio e insensibilità morale: si può pertanto affermare che la carne influisce negativamente sul comportamento umano. Al contrario, il vegetariano crea le basi per un atteggiamento caratterizzato da tolleranza, mitezza, socievolezza e condivisione. Oggi, le affermazioni e le intuizioni di grandi uomini contrarie al ricorso alle proteine della carne possono avvalersi anche della chimica dei neurotrasmettitori e della neurobiologia, discipline scientifiche che spiegano come, e per effetto di quali alimenti, si creano determinati comportamenti nell’uomo. Conseguentemente, noi possiamo oggi operare con accresciuta sicurezza delle scelte consapevoli tra i vari cibi, preferendo alcuni ed evitando altri. Occorre, fra l’altro, respingere l’affermazione che la violenza è insita nella natura umana: nessuno nasce aggressivo e cattivo, ma può diventarlo con l’alimentazione carnea.

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Conseguenze delle proteine della carne sul comportamento umano :
Le proteine animali indicate commercialmente come “carne” sono quelle del tessuto muscolare di vertebrati terricoli i cui cadaveri l’uomo utilizza a scopo alimentare. In particolare si tratta di bovini: (bue, bufalo, bisonte); cervo, capriolo, daino, renna; cammello, alce, dromedario; capra, pecora; asino, cavallo; lepre, coniglio; riccio di terra, ippopotamo, canguro, suini (maiale, cinghiale, ecc.). L’uomo utilizza, a scopo alimentare, anche la “carne” di vertebrati non terricoli: quelle dei pesci (il pesce, non dimentichiamo, è “carne di pesce”) e di altri animali acquatici (balena, rana), nonché le carni di uccelli (pollame, anatra, tacchino, struzzo, cacciagione varia). Ma l’uomo che mangia carne infierisce, uccidendoli e poi mangiandoli, su molti animali invertebrati, come: molluschi (polpo, seppia, calamaro, patella, chiocciola, ostrica, mitilo, dattero di mare, cardio, manicaio, cappa lunga, folode, sigaro di mare, vongola). Crostacei (gambero di fiume, gambero di mare, aragosta, scampo, gammano, granchio di mare, cancro, squilla, mala, grancevola). Echinodermi (riccio di mare, trepang-oloturia). Tale prelievo di proteine dal mondo animale costituisce una autentica carneficina, che non solo non è necessaria, non solo è eticamente riprovevole, ma che é anche apportatrice di stati patologici fisici, dovuti alla conseguente tossiemia (sino al cancro) e psichici (a causa dell’aggressività che induce nel comportamento). Di solito si intende per “carne” il tessuto muscolare (sempre contenente dei grassi “saturi”, cioè della peggiore qualità). Ma mangia carne anche chi mangia il fegato o le cosiddette “animelle” (pancreas, timo e ghiandole salivari) o il rene (rognone) o il cervello, organi non costituiti da tessuto muscolare; così pure mangia carne chi mangia la cosiddetta “trippa” (che è una parte del complesso stomaco dei ruminanti), oppure gli “insaccati”, come la coppa, il cotechino, la mortadella, il prosciutto, il salame, i1 würstel, lo zampone, ecc. Così ancora, mangia carne chi consuma la lingua o i muscoli della coda di bovini, oppure salciccia o bresaola o pancetta, ecc. E mangia carne anche chi mangia il caviale, la bottarga o (come in Cina) la carne di cane, o la cosiddetta “corata” o la “pagliata”.
Insomma, uno spaventoso massacro, un autentico grande olocausto.
Questo immane prelievo, a scopo alimentare, di proteine dal mondo animale influisce profondamente sul comportamento umano. In linea generale, in condizioni di vita naturale, gli animali carnivori sono feroci e aggressivi, mentre quelli non carnivori sono pacifici e socievoli. Un’altra facile constatazione: la graduale riduzione dell’aggressività dell’uomo a misura che esso passa da una dieta comprendente molta carne a una dieta che esclude i cibi iperproteici e in particolare la carne. È noto anche che i cani, sebbene in natura siano carnivori, se si vuole che montino con efficacia la guardia e aggrediscano persone a loro sconosciute, debbono essere alimentati con razioni di carne superiori al normale. Analogamente, se si vuole, in tempo di guerra, impiegare degli uomini in azioni belliche molto rischiose, occorre dar loro abbondanti razioni di carne, utilizzata come una droga atta a sviluppare aggressività, violenza e insensibilità morale; nell’Iliade di Omero si narra di festini a base di carne, ai quali prendevano parte i guerrieri, tra una battaglia e l’altra.
Seneca faceva notare che tra i mangiatori di gran quantità di carne si annoverano i tiranni, gli organizzatori di eccidi, di faide e di guerre fratricide, i mandanti di assassinii, gli schiavisti, mentre coloro che si nutrono dei frutti della terra hanno un comportamento mite.
Liebig racconta che nel giardino zoologico di Giesen l’orso, se era costretto a mangiare carne al posto di vegetali, diveniva oltremodo irrequieto e pericoloso.
Si può quindi affermare che l’igiene fisica è anche igiene mentale, come sosteneva J. Dalemont, descrivendo la storia dell’alimentazione umana nel suo lavoro “Manuale d’igiene mentale”.
È nota l’espressione “la carne mi dà la carica”, usata da chi vuole giustificarne l’uso alimentare, dato che questa società, basata sulla competitività, sulla libera e sfrenata concorrenza e sull’arrivismo, esige dall’individuo una grinta aggressiva che permetta di farsi strada (è nota la frase “struggle for life”).
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E non è un caso che questi due grandi pensatori siano stati vegetariani. Il Beccari, fra l’altro, è lo scopritore del glutine e della isovalenza tra le proteine vegetali e quelle animali. L’uomo non è un semplice tubo digerente da riempire con cibi vari. L’uomo è un essere pensante, il cui cervello è un organo che, come tutti gli altri organi del corpo, deve essere nutrito con il materiale che occorre al suo metabolismo e che gli porta la corrente sanguigna. E poiché noi oggi mangiamo in gran parte cibi prodotti dalle industrie alimentari, vendute solo a scopo di profitto e non tenendo in alcun conto le nostre autentiche necessità alimentari naturali, si può affermare che, come la medicina ufficiale é condizionata e finanziata dall’industria farmaceutica, così la cosiddetta “scienza dell’alimentazione” è completamente nelle mani dell’industria chimica del cibo.
Tale industria, in notevole parte, cerca di smerciare autentici “cibi-spazzatura”, soprattutto quelli a base di proteine della carne, servendosi anche del potente ausilio dei mass-media. Succede, quindi, che un’accettazione acritica di tali attività degli industriali alimentari, si traduce inevitabilmente, sul piano pratico, in comportamenti violenti nei riguardi dei nostri simili e degli altri esseri viventi, a causa dell’aggressività indotta dal cibo cadaverico. Già il grande Giovenale (Satira X,512) circa venti secoli fa aveva sentenziato, con una massima eterna, la stretta dipendenza della sanità della mente da quella del corpo: “Mens sana in corpore sano”.
La mente, quindi, non può essere sana se non è sano il corpo, il che, in termini pratici, significa che occorre dare alla salute del corpo la priorità essendo essa “conditio sine qua non” per la salute mentale. Molto più tardi, nel XVII secolo, un’altra voce autorevole, quella del filosofo inglese John Locke, nella sua opera “Pensieri sull’educazione” (1693) sottolineava la validità dell’assioma di Giovenale, cioè la dipendenza della sanità della mente da quella del corpo.
Da quanto precede deriva la grande importanza del vegetarismo (nella accezione, beninteso, derivante da una giusta valutazione dell’origine etimologica del termine) il quale, disintossicando il corpo, purifica anche il sangue che nutre il cervello; il pensiero, di conseguenza, si fa più lucido e penetrante, ne consegue una vera e propria “dilatazione della mente”, aumenta la capacità di autocontrollo e la resistenza al lavoro intellettuale e a quello fisico e si instaura un atteggiamento caratterizzato da tolleranza, mitezza, disponibilità al dialogo sereno, alla ricerca di soluzioni pacifiche delle vertenze, all’amore, alla socievolezza, alla condivisione.
L’attività elettrica del cervello, rivelata elettroencefalograficamente (EEG), ha evidenziato che l’alimentazione vegetariana induce il cosiddetto “ritmo alfa”, che é espressione di uno stato di rilassamento neuromuscolare non solo del cervello, ma di tutto l’organismo. Leadbeater sostiene che tale indagine scientifica comprova la benefica azione del vegetarismo sul comportamento, in quanto vi apporta una sensazione di benessere “analogo allo stato di meditazione sulle realtà più profonde”.
Ecco perché gli uomini più intelligenti, più colti, più aperti, più tolleranti del mondo, di tutti i tempi, si annoverano tra i vegetariani, in tutti i campi dello scibile: nelle scienze, nella filosofia, nell’arte, nella letteratura, nella medicina, ecc.
È ovvio, quindi, che se il sangue che nutre il cervello vi porta i cataboliti della carne, la fisiologia cerebrale ne resterà influenzata e il comportamento, invece, sarà caratterizzato - ripetiamo - da intolleranza, tendenza alla litigiosità e all’aggressività: al posto dell’amore, l’odio; al posto della convivialità e della unione, la separazione, l’annullamento della socialità, la violenza. L’uomo é, così, cacciato nella asocialità e in un feroce individualismo. È quel che vuole il potere: “Divide et impera!” Ecco perché il potere (che sa manovrare l’arma alimentare per influire, con essa, sul comportamento umano e orientarlo verso ciò che fa più comodo ai detentori del potere) fa di tutto per indurci a mangiare cibi morti, avvelenati e quindi intossicanti, soprattutto la carne. Il bersaglio è infatti, in ultima analisi, il cervello, che si vuol rendere incapace di capire. In conclusione, mentre il vegetarianesimo favorisce le più eccelse facoltà cognitive, i carnami deprimono tali attività cognitive, esaltando, invece, comportamenti dannosi all’individuo e alla società, e aumenta, di conseguenza, la quantità di serotonina che può ottenersi. Invece, un pasto ricco di proteine della carne riduce la presenza di triptofano nel cervello e, conseguentemente, determina uno stato di aggressività, di ansia, di propensione alla lotta. La scelta degli alimenti influenza, quindi, il comportamento e le emozioni.
Quanto ci dice il dott. Rossi ha trovato conferma sperimentale da parte di John Fernstrom e Richard Hurthman, biologi del Dipartimento della Nutrizione e delle Scienze Alimentari del Massachusetts Institute of Tecnology.
La serotonina si è pertanto meritata l’appellativo di “sonnotonina”, a causa della sua particolare capacità di produrre sonno. Da parte di alcuni “nutrizionisti” contrari al vegetarismo (per vari motivi, leciti o inconfessabili) si cerca di sostenere che l’aggressività non è determinata dalle proteine della carne, ma sarebbe insita nella natura umana; affermazione assurda, giacché nessuno nasce aggressivo e cattivo, ma può diventarlo con l’alimentazione carnea. Il noto antropologo prof. Luigi Lombardi Satriani ci dice al riguardo: “È un alibi rinviare l’aggressività alla natura; un alibi che la nostra società cerca di fornire a sé stessa per scaricarsi di molte responsabilità”. In realtà, nessun uomo nasce “cattivo”. Se così fosse, l’aggressività sarebbe universale, cosa che l’antropologia smentisce. Sono esistite, ed esistono ancora, società che hanno sviluppato culture assolutamente non violente. Per esempio, certe tribù dell’Africa o gruppi di Indios del Brasile nord-occidentale o gli Indios Piaroa in Venezuela, hanno costruito una società molto pacifica, volta alla cooperazione, non c’é traccia di aggressività nell’educazione dei loro bambini e i giochi infantili rispecchiano l’equilibrio del sistema: sono fatti di danze, canti, amore. L’odio è sconosciuto ed è risaputo che queste popolazioni sono vegetariane. Quale migliore prova che l’alimentazione forgia il carattere?
Non va dimenticato che i potenti ci tenevano a manifestare la loro pretesa “superiorità” praticando ed esibendo un carnivorismo deciso poiché, secondo loro, la carne, simbolo alimentare della violenza, doveva rappresentare l’irrinunciabile distintivo dei forti. Ma per mangiare carne occorre che in precedenza ci sia stato un atto violento culminato nell’uccisione di un animale; quindi il consumo di carne, essendo basato su un assassinio, non può che essere associato alla violenza e alla forza bruta. Al contrario, il vegetarismo richiama la stabilità, la tranquillità, la serenità del mondo vegetale che, nella sua possente nobiltà, trae dalla madre terra vita e forza per farne dono all’umanità. Il prof. Carlo Sirtori, noto clinico e scienziato, ha messo giustamente in luce che il ricorso alle proteine della carne da parte dell’uomo crea aggressività perché nella carne il calcio e il fosforo sono presenti nel rapporto di 1 parte di calcio contro 50 di fosforo. Mangiando carne, si introduce quindi un eccesso di fosforo, innaturale per l’uomo, nel cui latte il rapporto calcio/fosforo é di 2 ad 1. “Questo fatto- commenta Sirtori- comporta una caduta del tasso di calcio, con conseguente instaurazione, nel comportamento umano, di irritabilità e aggressività, che nei bambini può provocare delle crisi convulsive”.
Nel 1992 ai marines americani che si preparavano a entrare in azione durante la famosa “Guerra del Golfo” furono fatti pervenire, in aggiunta alle “normali” e già abbondanti razioni di carne, 50.000 tacchini. Motivo: “Sono soldati e devono mangiare molta carne”. In altri termini: “Devono aggredire e la carne serve per renderli aggressivi”. Termino questo mio intervento citando la nota frase del fisiologo Jacopo Moleschott, che conferma l’aggressività indotta dalla carne: “L’irlandese, finché si nutrirà di patate, sarà sottomesso dall’inglese che mangia beef-steak e roast-beef”.

[Del prof Armando D'Elia
Naturalista, chimico, studioso di dietetica vegetariana (Comitato Scientifico AVI)
]

mercoledì 15 aprile 2015

"Lasagna alla carbonara" fruttariana


è costituita da quattro sfoglie di zucchine alternate con quattro diversi strati di salsa frullata sovrastante. Ogni sfoglia di zucchine (con buccia) si ottiene tagliandole per lungo a sfogliette sottili rettangolari (con mandolina, o al limite col “pelapatate”) e accostandole una a fianco all’altra, col bordo accavallato, fino alla larghezza totale della teglia, partendo dal basso:


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1. Sopra la prima sfoglia di zucchine va versato uno strato (quantità a seconda dei gusti, da mezzo centimetro o anche meno fino a un centimetro abbondante) di salsa frullata di: zucca (50%), avocado (20%), pomodori secchi (10%), olio d’oliva denocciolato spremuto a freddo (bio) (20%), aggiungendo alla fine un po’ di pomodori secchi a pezzettini molto piccoli (la pancetta fruttariana);

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2. dopo posta la seconda sfoglia di zucchine, va versato uno strato (spesso circa la metà del primo) di frullato di pomodorini (che conviene prima scolare in un colino per togliere l’acqua in sovrappiù);

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3. dopo la terza sfoglia di zucchine, va versato uno strato (spessore uguale al secondo) di una salsa frullata di zucca e olive nere;

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4. dopo la quarta sfoglia, si può aggiungere un altro strato di condimento facoltativo uguale al primo strato, dopodiché si pone una copertura omogenea di fette di pomodoro tondo e un altro po’ di suddetta pancetta fruttariana e di olio denocciolato. In aggiunta, si può speziare con la paprika dolce fatta in casa (peperone rosso essiccato completamente a temperatura inferiore ai 45 gradi e poi frullato molto sottile) e si può inoltre decorare con ulteriore zucchina (magari i pezzetti rimasti) tagliata a julienne.

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La lasagna fruttariana è uno dei piatti più gustosi sull’intero pianeta.

È davvero l’INIZIO DEL MONDO!!

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Si potrà anche abbondare con i condimenti super-salutari a base di frutta grassa (sono tutti grassi insaturi che fanno bene) e ortaggio! Per persone amanti della lasagna STRACONDITA (con sopra il parmigiano fruttariano: melanzana essiccata 4 ore a fettine sottili e poi frullata):

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Altri esempi di lasagne-tortino realizzate allo stesso modo, ma con base di zucchina tonda e melanzana deamarizzata, con banali coppapasta:

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 Buon appetito!

mercoledì 25 marzo 2015

SPAGHETTI FRUTTARIANI CON SUGO ALLE OLIVE

Spaghetti di zucchina con salsa frullata di pomodorini, olive nere e verdi denocciolate e poco olio d'oliva denocciolato biologico.

lunedì 16 marzo 2015

ARANCINA FRUTTARIANA (la prima in assoluto nella storia)




La parte interna è costituita da:
Base: riso di zucchina fatto per bene, tagliando prima la zucchina a spaghetti (con attrezzo adatto tipo Spiromat o Spiralix) e poi con coltello velocemente per formare i “chicchi”.

Ragù: preparato frullando melanzana tonda deamarizzata con un 15% di olio di oliva denocciolato, poi essiccare, non eccessivamente, il frullato per circa 4 ore, e frullarlo di nuovo grossolanamente dopo che avrà preso consistenza (per essiccazione si intende sempre a una temperatura non superiore ai 45, max 50 gradi).






Condimento: 70% di avocado (il burro del marinaio); 15% olio denocciolato d'oliva bio; 6% pomodoro; 9% zucchina frullati insieme.
Aggiunta, nel condimento, del “prosciutto” fruttariano a cubetti (classico delle arancine): pomodoro secco tagliato a cubetti piccoli, quanto basta.
Mescolare bene il tutto: riso, condimento e ragù e compattarlo in varie sfere.




Strato esterno:

frullare un bel po' di zucca con un 15% di olio denocciolato, e porre ad essiccare il frullato ottenuto, con carta da forno per evitare la scolatura.
 



Una volta che sarà diventato secco, rifrullarlo per ottenere una farina perfetta (e cruda!!) sulla quale avvolgere le sfere ben compattate della parte interna suddetta.


Bisogna cercare di non farle rompere: questo passaggio richiede una certa manualità e delicatezza nell'operare, ma una volta riusciti a plasmare le sfere (magari farle piccoline in modo da riuscire meglio; aiutarsi con qualche arnese da cucina) intorno alla farina di zucca, basterà solamente porre su carta da forno le arancine, ed essiccarle ancora per qualche ora affinché divengano più compatte e maneggevoli, oltre che molto più gustose. 

 
 



 

Minestrone fruttariano di zucca e peperone



Zucca (possibilmente cucurbita maxima) abbondante (sui 

3-4 etti) frullata grossolanamente insieme a 1 peperone rosso 

medio-grande, due zucchine piccole,1 etto di pomodorini 

ciliegino e 20 grammi di olio d'oliva denocciolato. Aggiunta 

finale di 1 etto di pomodoro tagliato a pezzi e mescolato.







 
Aggiunta finale facoltativa di frutta grasso-proteica : poche 
olive denocciolate e/o avocado a pezzetti.






Aggiunta finale facoltativa di paprika dolce fruttariana 

(peperone rosso essiccato* del tutto e poi frullato molto 

fino); 

o del “parmigiano” fruttariano (melanzana tonda tagliata 

sottile, essiccata* circa 4 ore e poi frullata).

Scaldare il piatto a una temperatura mai superiore ai 50 

gradi 

per evitare la cottura del cibo, affinché rimanga crudo, 

quanto basta (15-20-25 minuti).

*L'essiccazione va fatta sempre a una temperatura non 

maggiore di 50 gradi. Meglio tenerla a 45 gradi massimo.

Timballo di "riso" fruttariano

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Riso di zucchina
condito con:
salsa di 50% avocado, 20% zucca, 10% pomodori secchi, 20% olio d’oliva denocciolato spremuto a freddo (meglio bio);
ragù di melanzane quanto basta: melanzane deamarizzate, frullate, essiccate, poi rifrullate in modo grossolano.
Copertura finale:
rondelle di pomodoro grande tondo,
farina di zucca: zucca frullata, poi distribuita su carta da forno omogeneamente ed essiccata (a non più di 42 gradi) molte ore, poi rifrullata per ottenerne una farina deliziosa.

venerdì 6 marzo 2015

Spaghetti di zucchina "alla carbonara" fruttariana

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Spaghetti di zucchina.

Salsa frullata di zucca (50%), avocado (20%), pomodori secchi (10%) e olio d’oliva denocciolato spremuto a freddo (meglio se biologico) (20%).

Aggiunta di un po’ di "pancetta" fruttariana (pezzettini di pomodoro secchi a cubetto).

Olive denocciolate, tagliate a rondelle, dissalate.

giovedì 5 marzo 2015

5 buoni motivi per cui boicottare EXPO



Expo è un evento di natura principalmente culturale nato ufficialmente per promuovere scambi di conoscenza e cooperazione tra gli stati sul tema dell'alimentazione, nell'intento di migliorare le condizioni di vita dell'uomo condividendo innovazione, scoperte e progetti. 
Come creare le condizioni per garantire a tutti la quantità (sufficiente), la qualità e la sicurezza del cibo tutelando al contempo le risorse del pianeta, quindi il futuro delle prossime generazioni? sono proprio queste le parole pubblicizzate negli spot andati in onda in televisione in questi mesi, peccato che in realtà EXPO non sia niente di tutto questo. Per questo motivo ho deciso di elencarvi cinque buoni motivi per cui vale la pena di risparmiare questi soldi, partecipare a questo evento vi renderà complici di tutto questo.

Lavoro Gratuito: Expo 2015 aveva promesso 70 mila posti di lavoro, ma a meno di un anno dall’inizio dell’evento rimangono solo stime ottimistiche a cui ormai non crede più nessuno. Secondo il commissario unico di Expo 2015 Giuseppe Sala, i posti di lavoro retribuiti saranno tra i 15 e i 16 mila ma fino a questo momento questi dati non hanno trovato un reale riscontro. Piuttosto è previsto un boom di volontari disposti a tutto pur di inserire questo evento tra le loro esperienze ''lavorative''.

Sponsor: Come si fa ad accettare che multinazionali del junk food siano sponsor di un evento che mirava ad essere educativo sotto l’aspetto della nutrizione e dell’alimentazione? stiamo parlando di Coca Cola e McDonald's, che tra l'altro sono protagonisti di opere di deforestazione delle ultime foreste primarie.

Costruzione di infrastrutture inutili e dannose: Linee metropolitane, strade come la Brebemi e la Pedemontana e innumerevoli altre opere sono attualmente in fase di completamento. Ma come può un evento che promuove la salvaguardia del pianeta consumare una risorsa non rinnovabile come il suolo? Il primo passo di Expo per nutrire il pianeta è passato per l’esproprio e la cementificazione di 1000 ettari di suolo agricolo, è stato dimostrato che la quasi totalità di queste opere sono inutili. La cementificazione con conseguente impermeabilizzazione definitiva del suolo comporta perdita di suolo, riduzione della capacità di assorbimento di acqua piovana e frammentazione della biodiversità.

Promozione OGM: All'Expo di Milano a discutere di agricoltura e ambiente saranno soltanto le multinazionali della chimica e dei semi, stiamo parlando di Bayer, Pioneer, Syngenta, Monsanto e molte altre. Tutte multinazionali famose per il loro controllo sul mercato dei semi e dell'agrochimica, Monsanto è la stessa azienda che produce un noto fitofarmaco non biodegradabile che sta inquinando le riserve idriche di tutto il mondo, la Bayer produceva i gas mortali dei campi di sterminio nazisti, la Pioneer produce l'omonimo mais Pioneer 1507 mortale per le api e tossico per gli uomini... Non vi pare che ci sia un conflitto di interessi?

Corruzione: Alla fine dello scorso anno alcuni politici, imprenditori e professionisti sono stati accusati di aver pilotato le gare per l'assegnazione dei lavori di Expo e in particolare di quelli che riguardano la costruzione di infrastrutture. Gli imputati sono stati condannati e tutti hanno patteggiato la pena.

Nella realtà EXPO 2015 sarà l'emblema della distruzione di risorse non rinnovabili, protettrice degli interessi commerciali e infrastrutturali, paladina dell’agroindustria e delle multinazionali


domenica 1 marzo 2015

Tartaruga a base di Kiwi




Ingredienti per la prepazione di questa ricetta crudista estremamente nutriente e decorativa

Kiwi pelati e tagliati a fette sottili (il necessario per coprire la tartaruga)
Banane a fette sottili, per il corpo
Mezza tazza di cocco

Acqua di cocco (1/4 di tazza)
Datteri cinesi, snocciolate (1/2 tazza)

1. Mettere il cocco, l'acqua di cocco e i datteri cinesi in un frullatore. Dovete frullare in fino ad ottenere un composto dalla consistenza  nè troppo liquida e nemmeno troppo solida. Eventualmente regolatevi aggiungendo più datteri.

 2. Iniziate con il primo strato di banane su fondo, seguito da un altro strato con il composto che avete frullato precedentemente e un altro da pezzi di kiwi a fette sottili, e poi nuovamente con uno strato a fette di banana. Continuate con questo procedimento, spostatevi gradualmente verso il centro fino ad ottenere una forma mezzo cerchio sul piatto.
3. Per realizzare l'ultimo strato dovrete prendere spunto in maniera maniacale dalla foto. Questa procedura richiede di ricoprire il tutto con dei kiwi a fette sottili. In questo modo darete forma e colore al carapace della vostra tartaruga.
4. Con un pò di fantasia costruite la testa, le zampe e la coda. Dovrete semplicemente ritagliare i kiwi per ottenere le forme come illustrato nella foto in allegato.

Quandro avrete terminato la preparazione vi consiglio di conservare la torta in freezer per qualche ora, potete servire leggermente congelata.

venerdì 27 febbraio 2015

Ipotiroidismo e Glutine

Dopo cinque anni di salute perfetta nel luglio del 2014 mi rendo conto di avere qualche problema di fibromialgia, per questo motivo decido spontaneamente di fare delle analisi alla tiroide. Risultato? Tiroxina sotto la norma e Tsh alle stelle!
Esami Luglio 2014 - Clicca per Ingrandire
Il medico mi diagnostica ipotiroidismo, mi prescrive una ecografia e mi dice che molto probabilmente dovrò prendere Eutirox a vita. Io non mi faccio prendere dal panico, decido di non fare nessuna ecografia perchè ero certo che dipendesse da un problema di tipo alimentare. 
 L'alimentazione ha un enorme influenza sul nostro stato di salute, nel caso della tiroide per esempio esistono alcuni cibi in grado di influenzarne il metabolismo. Sto parlando delle verdure della famiglia delle crucifere, delle liliacee, del miglio, dell'ananas, del cocco...
Decido di iniziare a consumare alga kombu ( ricchissima di iodio), di ridurre gli alimenti dagli effetti goitrogeni e di eliminare il glutine ( il glutine solo per un mese).
Oggi ho ritirato le analisi...Problema sparito! 
Esami Febbraio 2015 - Clicca per Ingrandire
 

la causa? secondo me la causa è il glutine del grano moderno. Per chi non lo sapesse il grano moderno è stato modificato geneticamente al fine di aumentare la produzione dello stesso. Peccato però che questa mutazione indotta abbia squilibrato il rapporto gliadina/glutenina del grano causando intolleranze e disturbi di salute di vario genere (tra cui anche malattie tiroidee). A questo punto la domanda sorge spontanea...i grani antichi, quelli che mangiavano i nostri nonni da bambini ( Tumminia, Perciasacchi, Maiorca, Strazzavisazz...) causano lo stesso problema? il problema è reversibile? secondo me si, per questo motivo ho deciso di proseguire i test. Direi che tra qualche mese lo scopriremo!

giovedì 19 febbraio 2015

Il Falso mito delle proteine – Prof. Armando D’Elia

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 Questo è l’interrogativo che a titolo di obiezione o di contestazione pongono quasi sempre con aria preoccupata coloro ai quali si consiglia l’eliminazione della carne dalla loro dieta.
Non c’è da meravigliarsi di un tale interrogativo in quanto comunemente si ritiene che dire “proteine” è la stessa cosa che dire “carne” e che mangiare il cadavere degli altri animali sia l’unica maniera, o la migliore, per procurarsi !e proteine necessarie alla propria alimentazione. Una simile opinione è errata. Per tre motivi.
Anzitutto: le proteine non si trovano solo nella carne. Le proteine sono infatti ubiquitarie nel mondo dei viventi, essendo presenti in quantità più o meno grande in tutti i vegetali e in tutti gli animali. Nelle cellule del più tenue filo d’erba, così come nelle foglie di qualsiasi pianta a fusto erbaceo o lignificato, sia selvatica che coltivata, sia di piccole che di grandi dimensioni, nelle cellule di qualsiasi frutto, di qualsiasi seme, di qualsiasi altra parte dei vegetali sono presenti sempre delle proteine. Le proteine, naturalmente, sono sempre presenti anche nel corpo dì qualsiasi essere vivente animale, dal più minuscolo al più grande, nonché nei loro sottoprodotti (uova, latte e derivati, miele).
In secondo luogo perché le quantità di proteine necessarie all’uomo possono essere assunte anche nutrendosi esclusivamente di alimenti vegetali. 
In terzo luogo perché non è vero che la carne sia “la migliore” fonte di proteine ; per l’alimentazione dell’uomo, in quanto gli alimenti vegetali sono adatti all’uomo certamente più della carne e dei sottoprodotti animali.. E questo per incontrovertibili ragioni biologiche, come si dimostrerà. Da quanto fin qui detto discende la necessità che un lavoro come questo, imperniato sulle proteine, debba partire da una disamina critica del consumo della carne, e debba, quindi, altrettanto necessariamente, parlare di vegetarismo.
》Un po’ di storia del consumo di carne
Certamente il lettore si chiederà come è nata quella opinione che poc’anzi qualificammo “errata” e che è espressa dall’equazione :
proteine = carne
Poiché tale opinione è riuscita ugualmente, sebbene errata, a radicarsi nelle consuetudini alimentari dell’uomo, c’è da chiedersi come mai ciò ha potuto avvenire. Nei seguenti stelloncini si cercherà di dare una sintetica risposta a tale interrogativo.
* Durante la sua preistoria l’uomo, quando dalla foresta intertropicale passò nella savana (pur conservando le originarie caratteristiche anatomiche e fisiologiche di animale fruttariano), iniziò a consumare anche carne per potere sopravvivere (come meglio si dirà in seguito) e così visse per un lungo periodo. Ma ad un certo punto iniziò una graduale e lentissima attenuazione della sua dieta carnivora, di pari passo con una lenta reintroduzione di vegetali crudi nella sua alimentazione; attenuazione che divenne poi sempre più decisa dopo l’avvento dell’agricoltura.
Nell’antichità (in Egitto, così come in Grecia e a Roma) ed anche nel Medio Evo e nel periodo rinascimentale la carne giunse ad avere importanza prevalentemente rituale e venne riservata in particolar modo alle categorie dei guerrieri e, in certe occasioni sacrificali, dei sacerdoti. Al di fuori di queste categorie, il consumo di carne era del tutto occasionale e sporadico sino a pochi decenni or sono, come ben ricordano coloro che hanno superato la cinquantina.
Ma durante gli ultimi 40 anni all’inarca il consumo di carne è diventato sempre più intenso sino a divenire sistematico, radicandosi fortemente, alla fine, nelle abitudini dietetiche umane; si vedrà presto perché. Tuttavia ancor oggi vi sono vaste aree geografiche nelle quali per vari motivi la carne continua a consumarsi solo sporadicamente (in Africa, nel Medio ed Estremo Oriente, ecc.).
Per quanto sopra detto, si può affermare che per il consumo di carne esistono dei limiti storico/temporali e dei limiti geografici. Basterebbe tener presente questo fatto per comprendere che è tutt’altro che naturale e tutt’altro che indispensabile, per l’uomo, ricorrere alla carne per approvvigionarsi di proteine, giacché, se così fosse, l’intero genere umano avrebbe dovuto ricorrervi sempre, sin dalla comparsa dell’uomo carnivoro, in misura uniforme, in tutti i tempi, a tutte le latitudini e in tutti i continenti.
* Perché mai, allora, continua a riscuotere credibilità l’equazione, cui prima si è accennato, “proteine – carne” ? Perché è così dura a morire questa autentica infatuazione, questo “mito” della necessità delle proteine della carne ?
Si è già detto che l’uso sistematico della carne è relativamente recente. In particolare, tale sistematicità cominciò ad affermarsi dopo l’avvento della rivoluzione industriale che elevò gradatamente le condizioni di vita di alcune categorie sociali. Nella inevitabile competitività che seguì, le categorie che emersero economicamente poterono introdurre stabilmente nella loro dieta la costosa carne che divenne così un vero e proprio “status symbol”, caratterizzato da un modello alimentare invidiabile, da imitare, quindi, appena si fossero acquisite sufficienti disponibilità economiche. In poche parole, la gente pensava : “Se la carne è mangiata dai ricchi, che sono più colti, vuol dire che non c’è di meglio del mangiar carne”.
Si giunse ad ostentare la gotta, malattia provocata da accumulo di acido urico, che genera infiammazioni articolari anche gravi e che è causata da eccessi di carne, come simbolo evidente di censo elevato, tanto che la gotta fu chiamata “la malattia dei Re” ! Fu così che si generalizzò il carnivorisrno nell’uomo moderno. Una vera e propria involuzione sia sul piano salutista che su quello morale.
Comunque, oggi la situazione si è capovolta in quanto la gotta, “privilegio” sino al secolo scorso quasi esclusivamente delle categorie benestanti, colpisce attualmente anche le classi non benestanti, cioè salariati, braccianti e manovali perché hanno anche loro raggiunto la possibilità economica di mangiare carne tutti i giorni. Ma mentre la classe colta, appunto perché colta, ha ormai capito a proprie spese che conviene adottare una dieta parca limitando o sopprimendo in particolare le proteine animali, e quindi sta rinsavendo, la classe meno colta continua a divorare carne; ma è facile prevedere che quest’ultima classe, a misura che comprenderà che sì alimenta in modo errato, ridurrà certamente o eliminerà la carne.
* Quanta carne si consuma ? Limitandoci per il momento a parlare dei consumi italiani, si ricorda che nel 1926 il consumo annuo medio pro capite era di 12 chilogrammi; ma nel 1S50 era salito a 16 chilogrammi e nel 1955 a 20 chilogrammi. Da quest’ultima data i consumi sono andati rapidamente aumentando sino a toccare il massimo: 82 Kg pro capite, così ripartiti : 26 bovina, 27 suina, 19 pollame e 1,3 equina. Il rimanente è costituito da carne di pesci, uccelli, conigli, molluschi, crostacei, ecc. ( dati ISTAT 1997 ).
》L’inversione di tendenza nel consumo da carne in Italia
Ma ecco, che, verso la fine del 1990, comincia a verificarsi un fatto che si può definire “storico”: per la prima volta, dopo mezzo secolo di continua, ininterrotta ascesa del consumo di carne, questa ascesa si trasforma in “calo”. Calo che, iniziatosi in sordina, all’inizio sembrava irrilevante e dovuto a fenomeni contingenti e quindi transeunti. Invece, il calo non solo è continuato, ma si è accentuato, assumendo ormai’ le caratteristiche di una vera e propria inversione di tendenza, che è, da salutare come un evento positivo per il popolo italiano.
Questa decisione degli italiani di diminuire il consumo di carne è dovuta in primo luogo ad un arricchimento di informazioni, soprattutto di quelle riguardanti il rapporto tra consumo di carne e salute che hanno scosso fortemente in una notevole parte della popolazione i convincimenti preesistenti che la carne fosse un alimento idoneo all’uomo, non solo “necessario” per procurarsi proteine, ma addirittura salutare.
E’ in corso, insomma, una progressiva e, sembra, ormai inarrestabile disaffezione degli italiani nei riguardi della carne, specie di quella bovina (il consumo della carne di vitello – negli anni sessanta considerata la migliore, ricercatissima per bambini ed anziani – ha subito, nel 1990,- un calo secco del 17%).
Questa “ondata salutista” dovuta ad una maggiore consapevolezza nutrizionale, sta investendo però non solo l’Italia, ma tutti i paesi che presentavano un livello elevato del cosiddetto “benessere”, rivoluzionando così abitudini alimentari che si ritenevano ormai immutabili e mettendo in discussione, come prima accennato, la inveterata credenza che la carne fosse fonte insostituibile di proteine “nobili”. Da tale riesame la carne è stata, in definitiva, messa sotto accusa e considerata addirittura una delle cause, se non la principale, delle cosiddette “malattie del benessere” (obesità, arteriosclerosi, diabete., ipertensione, malattie circolatorie, ecc.), la cui diffusione, statisticamente, risulta in realtà proporzionale al consumo di carni.
Un cenno particolare merita un comunicato dell’associazione grossisti ovini e pollami, del dicembre 1992, con ii quale si ammette, rispetto al 1991, un calo del 20% in meno delle vendite di ovini e pollami.
Ma il calo del consumo di proteine della carne è da salutare come un evento estremamente positivo non solo per il popolo italiano ma per tutta l’umanità. Tanto si afferma in quanto si può con sicurezza presagire che tale calo interesserà, estendendosi a macchia d’olio, gradualmente ma anche velocemente, tutti i popoli della Terra, tutta l’umanità insomma.
Non solo, ma si può prevedere anche che tale calo, che oggi è giunto già ad una percentuale di tutto rispettò, si intensificherà sempre di più sino a farci giungere all’eliminazione totale del ricorso alla uccisione di animali non umani per potersi rifornire di proteine mangiando i loro cadaveri. Sarà quello un gran giorno per il genere umano, che si sarà così finalmente affrancato dall’onta di uccidere dei fratelli Innocenti.
Le conseguenze di un tale evento saranno estremamente rivoluzionarie, pacifiche e pacificatrici, ed enormemente benefiche sul piano della salute fisica e morale dell’uomo. Saranno, ovviamente, benefiche anche nei riguardi dei poveri animali così assurdamente trucidati dall’uomo e la cui vita verrebbe, così, salvata e finalmente rispettata come merita. Infine, l’eliminazione del carnivorismo avrebbe enormi conseguenze positive sull’ambiente, liberato finalmente dalle terribili e devastanti conseguenze che gli allevamenti intensivi di animali da macello esercitano : sul suolo desertificandolo, sulle foreste distruggendole, sulle acque inquinandole.

Tratto dal libro: Prof. Armando D’Elia – “MITI E REALTA’ NELL’ALIMENTAZIONE UMANA”

domenica 15 febbraio 2015

Fruitburger e "patatine" fruttariane

Ingredienti e preparazione:


I fruitburger si preparano frullando melanzane tonde larghe con un 20% di olio d’oliva denocciolato spremuto a freddo (meglio se biologico), eventualmente insieme a un po’ di pomodoro secco; si scola l’acqua in sovrappiù del frullato e, con una formina per hamburger, si vanno plasmando. Se la melanzana è del tipo molto amaro, allora prima di frullarla conviene deamarizzarla col classico metodo del sale. Porre i fruitburger ottenuti su carta da forno ed essiccare (o in forno o meglio in un essiccatore) a temperatura non maggiore di 45°C (per non alterarne il valore nutrizionale) per molte ore, all’incirca otto.

Si otterrà il seguente risultato:


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Le patatine “fritte” fruttariane si possono ottenere di due tipi:

a) Strette e lunghe: tagliare delle zucchine per lungo in modo che assumano la forma delle classiche patatine, dopo averle sbucciate. Poi impregnarle totalmente in olio denocciolato e porle in essiccatore per circa sei ore (non solo non sono fritte, ma sono addirittura frutta cruda, decisamente salutari e dal gusto infinitamente superiore).


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b) A sfoglia: zucchine con la buccia tagliate in senso obliquo a rondelle molto sottili con mandolina, poi impregnate totalmente di olio d’oliva denocciolato e poste in essiccatore (sempre non superando i 45°) per circa quattro ore.


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Ketchup fruttariano:

salsa frullata di: 70% pomodorini datterini, 15% pomodoro essiccato e 15% uva essiccata. (Per chi ancora non è in fasi alimentari avanzate e quindi può ancora permettersi di utilizzare l’aceto, anche se fortemente sconsigliato, per rendere il ketchup ancora più simile a quello tradizionale, conviene aggiungere una piccola percentuale di aceto di mele).

Maionese fruttariana:

salsa frullata di: avocado, pomodorini e abbondante olio d’oliva denocciolato.


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Buon godimento…